Se i tuoi amici non ti sopportano perchè continui a citare frasi tratte da film...sei un MOVIE JUNKIE.
Se il dilemma della giornata è che film guardare o riguardare...sei un MOVIE JUNKIE.
Se metti da parte i soldi per andare al cinema ripetute volte...sei un MOVIE JUNKIE.
Se passi la notte in bianco per guardare gli Oscar..sei un MOVIE JUNKIE.
Se l'unico passo della Bibbia che conosci è Ezechiele 25:17...sei un MOVIE JUNKIE.
Se sei stufo di prestare dvd ma non riesci a farne a meno "per diffondere il buon cinema"....sei un irrecuperabile MOVIE JUNKIE.

venerdì 28 febbraio 2014

LA SCENA FETICCIO: Can't get enough - American Hustle


Da vera movie junkie voglio condividere con voi un mio problema…a volte mi ossessiono con alcune scene tratte da film. Non nel senso che mi piacciono e basta, quello sarebbe normale. Una volta finita la visione della pellicola in questione ci penso, poi ci ripenso. Vado a letto e il pensiero di una determinata scena ritorna. E non posso farne a meno. La devo riguardare; cerco il video in un modo o nell’altro (dvd, youtube o metodi illegali di cui non vi posso parlare), ma una visione non mi basta e così continuo, over and over again, fino a farne una vera e propria mania.


Ho quindi deciso di inaugurare questa nuova sezione del blog con la mia recente scena feticcio tratta da American Hustle:

Film: American Hustle
Regia: David O'Russell 
Personaggi principali: Rosalyn Rosenfeld (Jennifer Lawrence) e Irving Rosenfeld (Christian Bale)
La frase cult: "sweet and sour, rotten and delicious"



Ho sempre avuto un debole per la simpatica Jennifer Lawrence, ma non era mai entrata a far parte delle mie ossessioni cinefile fino a Silver Linings Playbook (Il Lato Positivo). Con American Hustle ha fatto doppietta e con questa scena lei e Christian Bale mi hanno realmente conquistata. 
Vi chiederete: perchè di un film intricato di oltre due ore proprio questo spezzone? Perchè Jennifer fa la buffona e cade? Ok, fa ridere, ma non è quello il motivo. Ciò che amo di questo filmato è una sorta di genuinità di altri tempi che traspare dalla apparentemente superficiale teoria di Rosalyn "Il top coat (smalto protettivo per le unghie) è profumato ma sa anche di marcio". Lo dice con un' ammiccante ma allo stesso tempo ingenua convinzione, dimostrando una spontaneità fresca e disarmante. Dal mio punto di vista questa frase si può leggere come una metafora del rapporto tra Rosalyn e Irving: anche se in fondo c'è del marcio tra loro, lui non può farne a meno e continua a tornare da lei. E Rosalyn ne è consapevole. La sfacciataggine con la quale fa annusare le proprie unghie agli uomini intenti a fare affare la rende sicura, sensuale e irresistibile. Anche se dopo cade, ma sono dettagli. 
Come dice Irving-Bale con la sua voce sexy (e come dicono i Depeche Mode) I can't get enough. 



Recensione: Gravity - lo spazio come specchio dell'anima

Titolo: Gravity
Regia: Alfonso Cuaron
Cast: Sandra Bullock, George Clooney
Anno: 2013


Ok, lo ammetto: a me Gravity non ha entusiasmato particolarmente. Non sono la fan numero uno di Sandra Bullock sul grande schermo (come persona, invece, la trovo adorabile!), ma non ero partita prevenuta, ve lo assicuro. Anzi, le mie aspettative erano fin troppo alte a causa dell'interessante Children of Men, forse è stato quello il mio errore iniziale. Questa premessa per dire che nello scrivere questa recensione ho cercato di essere il più obiettiva possibile. Buon viaggio ;)

                                     

Matt Kowalsky è un astronauta esperto, si diverte ad affrontare l’ultima delle tante operazioni di manutenzione, come se fosse un gioco. Al contrario, la scienziata Ryan Stone si trova spiazzata ad affrontare la sua prima missione nello spazio, le condizioni di salute dovute al viaggio non la aiutano, ma si dedica comunque a completare il suo lavoro. Il tono scherzoso di Matt rende l’atmosfera rilassata, amichevole, facendo dimenticare quanto inospitale possa essere il cosmo. Nello spazio è impossibile vivere, cita una frase all’inizio del film, le circostanze lo confermano. I due protagonisti si ritrovano travolti da una tempesta di detriti, che distrugge tutto ciò che hanno attorno. Ogni contatto con la terra sembra vano. Inizia così la loro lotta per la sopravvivenza in uno spazio così immenso, ma allo stesso tempo così claustrofobico, tale da trasmettere allo spettatore le stesse sensazioni di angoscia vissute dai protagonisti. L’ossigeno diminuisce rapidamente, l’obiettivo è quello di raggiungere un’altra base per tentare un ritorno sulla terra, ma solamente Ryan si ritroverà nelle condizioni per riuscirci. Le strade di Ryan e Matt si dividono, costringendo la dottoressa ad usare il suo istinto di sopravvivenza nella solitudine del buio sconfinato.
Gravity è un viaggio attraverso l’introspezione, le incertezze e le paure, ma anche una metafora sulla voglia di vivere e sulla forza di volontà. Ryan Stone passa dall’ essere una vittima, schiacciata dalla tacita violenza dello spazio (e del suo passato), per poi reagire, diventando così una guerriera. La speranza la guida nella strada verso la salvezza e verso un nuovo inizio. Il film gioca forse un po’ troppo su questi aspetti, tentando di instaurare nello spettatore una sorta di empatia con il personaggio interpretato dalla Bullock, ma questo legame si perde lungo il percorso e gli aspetti emotivi appaiono forzati. L’aria nostalgica e malinconica che pervade la seconda metà del film fa perdere quella sorta di autorevolezza delle scene iniziali, sminuendo in qualche modo la credibilità della sceneggiatura con il rischio di cadere in molti cliché.

Non per questo c’è da togliere un grande merito alla regia di Cuaron; la destrezza e la passione del regista messicano traspariscono in una grafica esplosiva, in grado di trasportare lo spettatore nell’inospitale ma incantevole spazio; le cronache televisive e gli altri film ce l’hanno raccontato, Cuaron ci ha accompagnati attraverso. 

VOTO MOVIE JUNKIES: 6/10

giovedì 27 febbraio 2014

Recensione: Locke - un uomo, una macchina e la cosa giusta da fare.

Titolo: Locke
Regia: Steven Knight
Cast: Tom Hardy
Anno: 2013



Forse a molti di voi il nome Steven Knight non dice molto. Se però vi nomino La Promessa dell’Assassino, superbo noir di David Cronenberg, e vi dico che la sceneggiatura è stata scritta proprio dallo stesso Knight, potrebbe iniziare a suscitarvi un certo interesse. Ecco,è proprio quello che è successo a me alla presentazione del film Locke a Venezia 70. Nel cast c’è il “bello e dannato” Tom Hardy, che nella sua carriera da attore ha fatto una scelta azzeccata dietro l’altra. Scopro che il cast fisico è composto esclusivamente da lui e che il film è ambientato in una macchina. Wow. La mia curiosità è alle stelle, e la vostra?




Un uomo in una Bmw guida nella notte, sicuro del cammino che sta percorrendo, ma soprattutto delle scelte che deve  prendere. Si allontana dalla sua vita soddisfacente, dalla famiglia felice che lo attende a casa per guardare una partita, dal lavoro sicuro nel quale è amato e rispettato. Nella solitudine di un’autostrada Ivan Locke abbandona tutto ciò che conosce, per confrontarsi con la propria coscienza, dirigendosi in un ospedale lontano da casa per dare un nome al figlio che sta per avere da una donna che non ama. Durante il tragitto si trova a dover gestire una serie di telefonate, attraverso le quali si confronterà con le problematiche causate dalla sua irremovibile decisione; dovrà affrontare l’argomento con la moglie, calmare la donna che sta per avere il figlio e monitorare a distanza il lavoro più importante della sua carriera lavorativa. Le voci degli interlocutori lo accompagnano al cellulare,tra incredulità, rabbia e delusione, in un intenso susseguirsi di dialoghi. Nel confrontarsi con le diverse sfaccettature della vicenda, Ivan Locke appare come un uomo deciso e onesto, ma nel profondo nasconde una forte fragilità, un vuoto che deve colmare. Con un perfetto equilibrio di silenzi, suoni, musiche e dialoghi, Locke di Steven Knight coinvolge, emoziona e fa riflettere. Tom Hardy regge la scena in modo incisivo per tutta la durata del film (un solo piano sequenza), riuscendo nell’impresa di stabilire un contatto con lo spettatore; durante la visione sarà difficile non appassionarsi al dramma personale di Ivan Locke.
Sebbene Locke sia stato presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, personalmente lo considero il vincitore morale della 70° edizione.

Il film uscirà nelle sale statunitensi il 18 aprile 2014 ma non si sa ancora niente riguardo alla distribuzione italiana. Però vi posso dire una cosa: guardatelo rigorosamente in lingua originale, nemmeno il doppiaggio più riuscito  riuscirà mai a rendere giustizia alle profonde sfumature dell’interpretazione di Tom Hardy. 

VOTO MOVIE JUNKIES: 10/10


mercoledì 26 febbraio 2014

Please allow me to introduce myself

Primo passo per fare un blog: trovare un titolo. Fatto! Lo ammetto, è stata dura. Il primo titolo che avevo in mente mi è stato bocciato dal caro Zuckerberg che probabilmente non ama i simboli quindi ahimè... "Cine(A)mando" ha avuto vita breve, solo nella mia testa. Il vecchio titolo riassumeva con un gioco di parole l'idea di base di questo blog, l'amore per il cinema in una sorta di circolo vizioso, un bellissimo mondo in cui continuare a sognare senza mai svegliarsi. Ma non è questa anche la caratteristica della dipendenza? Quando non puoi più fare a meno di qualcosa, qualsiasi cosa che a te fa stare bene ma che talvolta gli altri non concepiscono? Quindi mi sono resa conto di una cosa...io sono una drogata di cinema.
Mi chiamo Lara, e già con questo sono segnata a vita. In realtà il mio nome doveva essere una citazione "colta" tratta dal Dottor Zivago, ma da quando sono piccola ricorrono le battute in stile "Lara come Lara Croft?! Ma lei ha più tette"(seguito da risate malefiche). Eh si, a volte è dura per noi cinefili veri crescere in questi anni, segnati dai blockbuster e dal proliferare di cine-panettoni... ma se anche tu stai leggendo questo blog (e magari ti stai pure chiedendo come cavolo ci sei finito!) vuol dire che hai continuato a coltivare la passione per il cinema, proprio come ho fatto io!
Quando avevo 12 anni mi sono letteralmente ossessionata con il film Forrest Gump...è stata solo la prima delle mie tante fissazioni di celluloide, ma quella è passata alla storia della mia vecchia scuola media; ero diventata lo zimbello dei compagni perchè avevo imparato a memoria ogni singola battuta del film. Sì, Forrest Gump dura 142 minuti. Sì, le sapevo tutte a memoria. Sì, la mia vita sociale all'epoca era carente, ma io avevo il mio cinema.
Inoltre, abito a Venezia, mamma indiscussa di tutti i festival del cinema...la mia città ha molti aspetti negativi (primo tra tutti e grandissimo paradosso: ha solo 2 cinema) ma provo un immenso orgoglio quando si avvicina il periodo della Mostra del Cinema. Nonostante non tutte le edizioni brillino come una volta, io e i miei amici cinefili siamo sempre lì, in prima linea a difendere e ammirare la magia del cinema. Ormai sono 10 anni che ci vado, ogni giorno con gli occhi pieni di gioia come se fosse la prima volta...anche perchè diciamolo, a parte il fingermi intellettuale guardando film israelianirussicoreani, divento sempre una dodicenne quando incontro Tarantino o Aronofsky (i nomi citati sono puramente casuali,sisi).



All'età di 24 lo ammetto pubblicamente: sono una movie junkie inguaribile, innegabili prove sono i miei due tatuaggi dedicati al cinema e il mio dolce meticcio di nome Django. Molti fanno difficoltà a leggere la targhetta, povero piccolo.



Con queste pillole sulla mia cine-passione vi do il benvenuto in questo blog, nel quale esternerò tutti quei pensieri follemente cinefili che spesso mi vagano per la testa, che siano essi recensioni, confronti, elogi o semplicemente citazioni.

BUONA LETTURA E...VIVA IL BUON CINEMA!