Se i tuoi amici non ti sopportano perchè continui a citare frasi tratte da film...sei un MOVIE JUNKIE.
Se il dilemma della giornata è che film guardare o riguardare...sei un MOVIE JUNKIE.
Se metti da parte i soldi per andare al cinema ripetute volte...sei un MOVIE JUNKIE.
Se passi la notte in bianco per guardare gli Oscar..sei un MOVIE JUNKIE.
Se l'unico passo della Bibbia che conosci è Ezechiele 25:17...sei un MOVIE JUNKIE.
Se sei stufo di prestare dvd ma non riesci a farne a meno "per diffondere il buon cinema"....sei un irrecuperabile MOVIE JUNKIE.

domenica 15 giugno 2014

Recensione: The Zero Theorem, cyber-stress del futuro

Titolo: The Zero Theorem
Regia: Terry Gilliam
Cast: Christoph Waltz, Melanie Thierry, Mattg Damon, Tilda Swinton
Anno:2013


Terry Gilliam si può considerare in parte colpevole della mia dipendenza da cinematografo. Quando ero piccola mio padre mi ossessionava con la visione in videocassetta di "La leggenda del re pescatore", alla quale io acconsentivo ogni volta, assuefatta da una narrazione così energica e innovativa. Crescendo ho potuto apprezzare in pieno l'opera di questo  visionario artista, che ho avuto la fortuna di incontrare due volte a Venezia: nel 2005 per la presentazione di The Brothers Grimm e nel 2013 per The Zero Theorem. Quest'ultimo incontro con il regista è stato alquanto goliardico, ha proprio animato la passerella con le sue battute nonsense...sembrava divertirsi anche più di noi! Poi me ne vado a casa, apro facebook e mi trovo questo:


(Sì, la bionda di cui parla sono proprio io. Come posso non adorarlo?)

Umorismo alla Gilliam a parte, ecco cosa ne penso del suo ultimo lavoro...purtroppo non mi ha del tutto entusiasmata, forse perchè dopo l'avanguardia di Brazil (e parliamo del 1985!) il paragone viene quasi spontaneo...



Proiettatevi in un futuro dall'ambientazione cyber-punk, immaginate personaggi caricaturati e volutamente sopra le righe, il tutto accompagnato da una malincolica cover di Creep...benissimo, ora potete contestualizzare The Zero Theorem. Quoen Leth lavora come programmatore in una bizzarra società del futuro, dove ha a che fare continuamente con computer e strane fialette colorate. La sua condizione è alienante e Quoen vive nella costante angoscia di perdersi una misteriosa telefonata, che dovrebbe illuminarlo riguardo al suo scopo nella vita. Vista la sua irrequietezza, Quoen ottiene il permesso di lavorare da casa, ma presto viene convocato dal supremo capo dei capi, “Management”, il quale gli impone di scoprire la formula matematica che racchiude il senso della vita. Quoen si segrega nella sua abitazione, una simil chiesa dimessa in contrasto con il coloratissimo mondo pop che lo circonda, intento a decifrare l’enigma senza soluzione. Il protagonista, sempre più estraniato e vicino all’esaurimento nervoso, trova conforto solamente nelle sedute psichiatriche on-line e negli incontri cyber-erotici con la bella Bainsley, con la quale è capace di “evadere” in un fittizio mondo parallelo. Attraverso ambientazioni e personaggi surreali, Terry Gilliam vuole porre l’accento sulla condizione dell’individuo nella società contemporanea, sempre più vicina al futuro antiutopistico che ritrae nei suoi lavori; l’inarrestabile espansione della tecnologia è in grado di controllare le nostre vite e, allo stesso tempo, di renderci dipendenti da essa. Nonostante qualche spunto originale (il tocco magico di Gilliam non passa inosservato), The Zero Theorem eccede a tal punto da diventare ridondante, si attorciglia su se stesso e si perde, cadendo sulla banalità. Il contesto fantascientifico, kitsch  e grottesco, appare ormai datato e fa perdere di vista l’obiettivo del film,  quel “senso” che né Quoen, né lo spettatore riescono a capire e che lascia l’amaro in bocca alla fine della visione. 

VOTO MOVIE JUNKIES: 6/10