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mercoledì 28 maggio 2014

Recensione: Maps To The Stars - burn motherfucker, burn.

Titolo: Maps To The Stars
Regia: David Cronenberg
Cast: Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Robert Pattinson
Anno: 2014

Ciao Movie Junkies! Conoscete già la mia ossessione per David Cronenberg, probabilmente vi aspetterete quindi una recensione di parte per difendere a spada tratta quel folle genio. Speravo anch'io di scrivere qualcosa di realmente positivo, la mia intenzione era proprio quella di guardare oltre le immagini e cercare il significato "profondo" della pellicola Maps To The Stars....purtroppo non ci sono del tutto riuscita, forse per qualche mio limite o, mi dispiace dirlo, per qualche incidente di percorso accaduto al mio amato Cronenberg. Solitamente ci vuole comunque un po' per metabolizzare l'arte del regista canadese, ma la sensazione che rimane (personalmente parlando) lascia sempre quel retrogusto riflessivo tra il marcio, il surreale e l'attuale....almeno questo è quello che mi ha trasmesso fino a Maps To The Stars.


La famiglia Weiss è il ritratto della lussuosa vita Hollywoodiana; Benjie, il figlio, è una baby-star di successo, sotenuto dall'ambiziosa madre e da un'anziana agente senza scrupoli. Il padre, Stafford, è uno psicologo che propina metodi terapeutici discutibili, divenuto ormai una celebrità grazie alla televisiva filosofia dell'auto-aiuto. Ma una famiglia che sui tabloid sembra perfetta, è macchiata nell'intimità; l'infanzia di Benjie è segnata non solo da guadagni a sei zeri, ma da dipendenze e rehab, che rischiano di compromettere le riprese del protettente sequel di Bad Babysitter, blockbuster alla "Disney Channel" che ha consacrato il ragazzino.
Fin qui la critica sembra fin troppo palpabile; Cronenberg attacca lo star system, mostrando la semplicità e con la quale agenti, genitori e produttori buttano carne fresca sulla gabbia dei leoni, purchè questa prometta sempre più quattrini. Argomento trito e ritrito nel mondo della celluloide, si sa, ma con l'occhio di Cronenberg l'argomento si può sviluppare in modo originale e le premesse ci sarebbero. L'attenzione si focalizza infatti anche su frammenti di un'altra vita "vacua", parallela in qualche modo a quella della famiglia Weiss: Havana Segrand, attrice in declino alla ricerca della ribalta nel tentativo di interpretare il remake del film che consacrò la famosissima madre, morta in un incendio. Per quanto Havana ci provi, il ruolo non è adatto a lei,e la cosa la ossessiona, portandola in un culmine di grottesche nevrosi fino ad esplodere in allucinazioni erotiche rappresentanti la divina figura materna. A questo già malsano cocktail losangelino si aggiunge l'arrivo di Agatha, l'instabile sorella di Benjie, precedentemente rinchiusa in un ospedale per problemi di piromania e desiderosa di ritornare al proprio nido, che riesce nel suo intento diventando l'assistente personale dell'ignara Havana. Le intenzioni della pellicola iniziano quindi a diventare confuse, mischiando differenti registri e oscillando tra una stravagante soap-opera e fenomeni paranormali. Agatha danza in modo inquietante con il sottofondo del padre ciarlatano in tv, si ossessiona con un misterioso autista di limousine e tenta di riavvicinare il fratellino, tormentato da strane visioni di bambini morti. Maps To The Stars prosegue con un climax di immagini forti, trattate con un occhio sarcastico ma che (forse volutamente) non sono in grado di toccare veramente lo spettatore. Il nuovo lavoro di Cronenberg ci lascia con molti interrogativi (i fantasmi del passato tormentano i protagonisti, l'abbiamo capito, e quindi?) e con poche certezze. Una di queste è la coscienza della piccolezza in questo microcosmo milionario e il conseguente ritrovamento della libertà solamente nell'autocombustione nel proprio ego, metaforicamente rappresentato dalla ricorrente citazione letteraria di Liberty di Paul Eluard. 
Al di là all'opinione personale su quest'ultimo lavoro, però, bisogna dare un grande merito a David Cronenberg: il suo cinema non è mai statico e ogni suo lavoro continua ad essere imprevedibile (e a tratti ancora disturbante) dopo oltre 40 anni di carriera. 

VOTO MOVIE JUNKIES: 6,5/10





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